I “frutti minori” sono una linea di confine, tra il selvatico ed il coltivato, tra il passato ed il presente. Alcuni, come il melograno, cominciano ad uscire da questa “minorità” ed entrano di diritto in un mercato diffuso, tra consumatori più attenti e consapevoli; altri restano ancora nell’alveo delle curiosità, delle chicche botaniche. Possiamo dire che si tratta di paradossali esotismi, perché vengono da lontano; un lontano inteso come tempo non come luogo. E’ il caso del sorbo, dell’azzeruolo, del giuggiolo, del nespolo europeo, perfetti sconosciuti al grande pubblico eppure presenti, da sempre, nei margini delle campagne, in un’altra linea di confine tra i muretti a secco o sui tracciati più impervi. La loro valorizzazione può avvenire, ormai, solo grazie a forme alternative di ruralità, di rinaturalizzazione dei margini, di conoscenza degli usi, delle esperienze di gusto che i loro frutti possono offrire; esperienze dirette come quelle che Ruralia fa sotto gli alberi, tra i filari biodiversi delle collezioni fruttifere.
Per una più completa informazione sulle varie specie, potete consultare la pubblicazione
“Varietà frutticole tradizionali del Salento” di Francesco Minonne
MELOGRANO
In Italia, nei vecchi trattati, sono menzionate le varietà:“acida”, “dolce ordinaria”, dolce a denti di cavallo”, “amara verace”, “amara a denti di cavallo”, “dolce alappia” ecc…
Oggi il melograno ha trovato, anche nel Salento, rinnovato interesse con la coltivazione di varietà introdotte di recente nel nostro territorio. Ruralia possiede, oltre alle classiche “Dente di cavallo” con diverso grado di acidità ed ecotipi locali, anche una piccola collezione di 8 varietà proveniente dai Vivai Baud, in Provenza.
NESPOLO EUROPEO
Il Nespolo europeo, Mespilus germanica L., la meddha salentina, è una specie originaria dell’ Asia occidentale e la si rinviene anche allo stato spontaneo nelle zone più fresche della macchia mediterranea . E’ un’altro dei frutti minori, relegato nei piccoli frutteti familiari o nelle collezioni di appassionati coltivatori; non ha mai conosciuto rilievo economico anche perché i suoi frutti non sono propriamente delle delizie e comunque risultano veramente eduli a completo ammezzimento (imbrunimento interno della polpa in ipermaturazione), che avviene solo dopo la raccolta e conservazione in condizioni opportune. Nel mondo sono conosciute poche cultivar tra cui una a frutto grosso e l’altra a frutti apireni (senza semi), ma non sono stati mai compiuti studi pomologici di rilievo (Scortichini, 1990). Non manca tra i frutti minori nel campo di Ruralia, i quali definiscono il viale di ingresso.
SORBO
Il Sorbo domestico, Sorbus domestica L., survia per i salentini, è una pianta elegante, meritevole di entrare, di diritto, tra le specie ornamentali dei giardini mediterranei. La specie è originaria dell’Europa sud-orientale, ma la notevole adattabilità a clima e terreni diversi, le ha consentito di diffondersi in un’areale di coltivazione estremamente ampio; ciò la rende anche particolarmente adatta alla valorizzazione di ambienti marginali (Scortichini, 1990).
Le varietà più diffuse sono raggruppabili in due grandi gruppi: le “sorbo-pera” e le “sorbo-mela” per la somiglianza del frutto alle pere o alle mele; tale somiglianza riguarda solo la forma ma non le dimensioni.
Alla maturazione sull’albero (maturazione fisiologica) le sorbe risultano essere non commestibili perché astringenti ed allappanti; un periodo di post-maturazione (ad esempio nella paglia) porta all’ammezzimento e quindi alla possibilità di consumo diretto. Dai frutti si ricavano anche marmellate e confetture, mentre dal legno durissimo e compatto dell’albero, si ricavavano un tempo, viti, ingranaggi ed altre componenti di attrezzi e utensili complessi come torchi, fucili ecc…
Nel Salento, la sua presenza è sporadica, anche se nel passato deve aver avuto una maggiore diffusione; allo stato spontaneo è possibile rinvenire la specie inselvatichita in area di macchia e lecceta.
GIUGGIOLO
La definizione di questa entità è piuttosto complessa; il giuggiolo è spesso propagato da seme e, pertanto, molto forte è la variabilità che si viene a creare nelle piante così ottenute. Conosciuto nel Salento con nome di Scìsciula, gode di una certa tradizione nel panorama dei frutti minori. A Tiggiano (LE) si festeggia il Santo Patrono (Santu Pati) con una varietà locale di carota (Pestanaca di Sant’Ippazio) e giuggiole sbollentate.
Le giuggiole di Ruralia provengono dagli alberi inselvatichiti nella stessa contrada; il portamento elegantemente contorto ne fa, insieme al Sorbo, uno degli alberi più belli della collezione.
AZZERUOLO
L’ Azzeruolo, Crataegus azarolus L., nel dialetto salentino lazzarola, è conosciuto sin dall’antichità in tutto il bacino del Mediterraneo. La sua propagazione è piuttosto difficile: i semi impiegano circa due anni per germinare per questo motivo si usa spesso innestarlo sul biancospino che appartiene allo stesso genere e con il quale presenta quindi molte affinità. I frutti, piccoli pomi subsferici, sono stati utilizzati come alimento di sussistenza nei paesi d’origine; in Italia ha rivestito sempre un ruolo marginale ma è sempre stato presente nei frutteti domestici (SCORTICHINI, 1990).
Nonostante questa marginalità, GALLESIO (1820) dedica a questa specie Il trattato del Lazzeruolo, che insieme al Trattato del Fico costituiscono gli unici volumi interamente completati della Pomona Italiana.
Nel Salento questa specie non è comune nei frutteti tradizionali; la sua presenza è spesso legata ai giardini delle dimore storiche signorili dove la sua funzione principale è più di natura estetica che fruttifera.
MELOGRANO
In Italia, nei vecchi trattati, sono menzionate le varietà:“acida”, “dolce ordinaria”, dolce a denti di cavallo”, “amara verace”, “amara a denti di cavallo”, “dolce alappia” ecc…
Oggi il melograno ha trovato, anche nel Salento, rinnovato interesse con la coltivazione di varietà introdotte di recente nel nostro territorio. Ruralia possiede, oltre alle classiche “Dente di cavallo” con diverso grado di acidità ed ecotipi locali, anche una piccola collezione di 8 varietà proveniente dai Vivai Baud, in Provenza.
NESPOLO EUROPEO
Il Nespolo europeo, Mespilus germanica L., la meddha salentina, è una specie originaria dell’ Asia occidentale e la si rinviene anche allo stato spontaneo nelle zone più fresche della macchia mediterranea . E’ un’altro dei frutti minori, relegato nei piccoli frutteti familiari o nelle collezioni di appassionati coltivatori; non ha mai conosciuto rilievo economico anche perché i suoi frutti non sono propriamente delle delizie e comunque risultano veramente eduli a completo ammezzimento (imbrunimento interno della polpa in ipermaturazione), che avviene solo dopo la raccolta e conservazione in condizioni opportune. Nel mondo sono conosciute poche cultivar tra cui una a frutto grosso e l’altra a frutti apireni (senza semi), ma non sono stati mai compiuti studi pomologici di rilievo (Scortichini, 1990). Non manca tra i frutti minori nel campo di Ruralia, i quali definiscono il viale di ingresso.
SORBO
Il Sorbo domestico, Sorbus domestica L., survia per i salentini, è una pianta elegante, meritevole di entrare, di diritto, tra le specie ornamentali dei giardini mediterranei. La specie è originaria dell’Europa sud-orientale, ma la notevole adattabilità a clima e terreni diversi, le ha consentito di diffondersi in un’areale di coltivazione estremamente ampio; ciò la rende anche particolarmente adatta alla valorizzazione di ambienti marginali (Scortichini, 1990).
Le varietà più diffuse sono raggruppabili in due grandi gruppi: le “sorbo-pera” e le “sorbo-mela” per la somiglianza del frutto alle pere o alle mele; tale somiglianza riguarda solo la forma ma non le dimensioni.
Alla maturazione sull’albero (maturazione fisiologica) le sorbe risultano essere non commestibili perché astringenti ed allappanti; un periodo di post-maturazione (ad esempio nella paglia) porta all’ammezzimento e quindi alla possibilità di consumo diretto. Dai frutti si ricavano anche marmellate e confetture, mentre dal legno durissimo e compatto dell’albero, si ricavavano un tempo, viti, ingranaggi ed altre componenti di attrezzi e utensili complessi come torchi, fucili ecc…
Nel Salento, la sua presenza è sporadica, anche se nel passato deve aver avuto una maggiore diffusione; allo stato spontaneo è possibile rinvenire la specie inselvatichita in area di macchia e lecceta.
GIUGGIOLO
La definizione di questa entità è piuttosto complessa; il giuggiolo è spesso propagato da seme e, pertanto, molto forte è la variabilità che si viene a creare nelle piante così ottenute. Conosciuto nel Salento con nome di Scìsciula, gode di una certa tradizione nel panorama dei frutti minori. A Tiggiano (LE) si festeggia il Santo Patrono (Santu Pati) con una varietà locale di carota (Pestanaca di Sant’Ippazio) e giuggiole sbollentate.
Le giuggiole di Ruralia provengono dagli alberi inselvatichiti nella stessa contrada; il portamento elegantemente contorto ne fa, insieme al Sorbo, uno degli alberi più belli della collezione.
AZZERUOLO
L’ Azzeruolo, Crataegus azarolus L., nel dialetto salentino lazzarola, è conosciuto sin dall’antichità in tutto il bacino del Mediterraneo. La sua propagazione è piuttosto difficile: i semi impiegano circa due anni per germinare per questo motivo si usa spesso innestarlo sul biancospino che appartiene allo stesso genere e con il quale presenta quindi molte affinità. I frutti, piccoli pomi subsferici, sono stati utilizzati come alimento di sussistenza nei paesi d’origine; in Italia ha rivestito sempre un ruolo marginale ma è sempre stato presente nei frutteti domestici (SCORTICHINI, 1990).
Nonostante questa marginalità, GALLESIO (1820) dedica a questa specie Il trattato del Lazzeruolo, che insieme al Trattato del Fico costituiscono gli unici volumi interamente completati della Pomona Italiana.
Nel Salento questa specie non è comune nei frutteti tradizionali; la sua presenza è spesso legata ai giardini delle dimore storiche signorili dove la sua funzione principale è più di natura estetica che fruttifera.
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