POMARIO BAROCCO

La rappresentazione nel barocco leccese

Una delle rappresentazioni più manifeste dello splendore e della rinascita di Lecce nell’arte barocca è forse quella che vede materializzarsi, nella pietra plasmata dai maestri scalpellini, frutti ed ortaggi, ghirlande e drappi floreali, sulle facciate delle chiese, sui balconi dei palazzi, su capitelli e pozzi dei cortili interni delle dimore storiche della Città. La frutta è qui rappresentazione di ricchezza e delizie, di abbondanza e fertilità della terra e della città che ne acquista i prodotti.
Diventa allora intrigante uno sguardo attento alla diversità vegetale scolpita nella pietra leccese; si possono scoprire identità speciali non generici frutti, non generici ortaggi, ma i frutti e gli ortaggi di quel tempo.

Lo straordinario patrimonio scultoreo appare ricco non solo di elementi simbolici ma anche di riproduzioni concrete che possono essere spesso ascritte a precise varietà. Scrutando con l’occhio dello zoom, il pomario barocco abbonda oltre agli ortaggi frutti autoctoni come cotogne, melagrane, pere, uva da tavola e da vino, mandorle, limoni, susine. Non forme ripetute e stereotipate ma diversità nell’ambito della stessa specie. Un esempio per tutte la susina “Pappacolu” conosciuta anche con il nome di “Cuore di donna” compare in bella evidenza sul festone scultoreo della facciata del Duomo di Lecce. Pappacolu derivazione dialettale da Pappacoda il vescovo della rinascita barocca leccese?

Francesco Minonne – Nico Guarini
Estratto da “L’inesauribile curiosità” Studi in memoria di Gianni Carluccio – a cura di Gianluca Tagliamonte e Mario Spedicato – Edizioni Grifo 2018

POMARIO BAROCCO

La rappresentazione nel barocco leccese

Una delle rappresentazioni più manifeste dello splendore e della rinascita di Lecce nell’arte barocca è forse quella che vede materializzarsi, nella pietra plasmata dai maestri scalpellini, frutti ed ortaggi, ghirlande e drappi floreali, sulle facciate delle chiese, sui balconi dei palazzi, su capitelli e pozzi dei cortili interni delle dimore storiche della Città. La frutta è qui rappresentazione di ricchezza e delizie, di abbondanza e fertilità della terra e della città che ne acquista i prodotti.
Diventa allora intrigante uno sguardo attento alla diversità vegetale scolpita nella pietra leccese; si possono scoprire identità speciali non generici frutti, non generici ortaggi, ma i frutti e gli ortaggi di quel tempo.

Lo straordinario patrimonio scultoreo appare ricco non solo di elementi simbolici ma anche di riproduzioni concrete che possono essere spesso ascritte a precise varietà. Scrutando con l’occhio dello zoom, il pomario barocco abbonda oltre agli ortaggi frutti autoctoni come cotogne, melagrane, pere, uva da tavola e da vino, mandorle, limoni, susine. Non forme ripetute e stereotipate ma diversità nell’ambito della stessa specie. Un esempio per tutte la susina “Pappacolu” conosciuta anche con il nome di “Cuore di donna” compare in bella evidenza sul festone scultoreo della facciata del Duomo di Lecce. Pappacolu derivazione dialettale da Pappacoda il vescovo della rinascita barocca leccese?

Francesco Minonne – Nico Guarini
Estratto da “L’inesauribile curiosità” Studi in memoria di Gianni Carluccio – a cura di Gianluca Tagliamonte e Mario Spedicato – Edizioni Grifo 2018